eccoci finalmente al nostro piccolo sfizio.
l’abbiamo comprata, una mastodontica macchina che fa il pane (al posto nostro), e funziona ad elettricità e karma. è stato lo sfizio di un lungo inverno passato pressochè ad impastare pizze e torte, rosicando per quel pane che per tutta la fatica che ci metti se hai un cesso di forno elettrico scavolini come il mio, il pane non cuoce come dovrebbe. fatica sprecata, abbiamo detto un giorno, cedendo al fatto che si poteva sì fare il pane in un forno metropolitano, ma per i merli.
e quindi eccola qui. attenzione: non tradiremo mai nè morena la
panettiera fregna all’angolo della via, e nessun altro panettiere. ma,
per un secondo ipnotizzati dal brand, possiamo dire che il piacere di
svegliarsi la mattina e sentire il burro che ti richiama dalla cucina è
qualcosa per cui vale la pena spendere cento euro in un
elettrodomestico.
tralasciamo la pippa su come fai a scegliere quale ti prendi e quanto
ci spendi. le abbiamo viste all’opera, tra zie amiche e colleghe e i
dubbi in effetti sono stati pochi. alcuni dicono che sono tutte uguali.
le pagnotte tradiscono in effetti che non è vero, anche se alla fine,
tutte son pagnotte.
belle quadrate precise perfette con la loro doratura.
per ora una prima ricetta.
considerate che è in casa da dieci giorni e stiamo provando a testare più o meno ogni genere di combinazione e dosatura. questo è un pane verace e quotidiano, che (sperimentato) regge dal salame alla marmellata.
130 ml latte
30 g zucchero
1 cucchiaio olio
1 cucchiaino sale
50 g farina farro
100 g farina bianca
200 g farina grano duro
lievito 1 cucchiaino